Di questo autore pubblico due raccontini perché sono veramente molto brevi
di Jonathan Machì
La partita (Per ricordare cosa dovrebbe essere il calcio)
Il sole sorge maestoso nella giungla moderna ma questa volta, l’immensa palla di fuoco sprigiona un gran calore nei cuori di tutti. Il fischio segna l’inizio della battaglia, senza indugio alcuno la squadra comincia la propria crociata, sembra che tutti quelli della scuola, volino sulle ali del vento, gli altri, calcano il terreno come una mandria di bufali. Le nubi si addensano in cielo, i giovani leoni forniti di criniera ruggiscono per la loro preda, nei cuori dei ragazzi batte il suono dei tamburi, dell’energica cascata che si tuffa da un luogo altissimo, del canto degli uccelli, del gran fuoco di colore rosso, giallo e blu, in altri riecheggia la musica degli antenati. Diamanti allo stato grezzo cozzando fra loro crescono in bellezza e in sacre spoglie umane che profanati dalla loro stoltezza prendono spoglie immortali nella luce dei giusti.
Le ultime sirene
La piazza si era riempita di fedeli che da tutto il globo erano partiti, sul portone sacro, enormi bestie fanno la loro comparsa, tutti rimangono estasiati, ma ci sono persone che quello spettacolo lo rifiutano. Un vento gelido si alza, comincia a pungere e intorpidire le mani. Su un piccolo tavolino di un bar, messo all’esterno del locale si ammucchiavano bottiglie di liquori svuotati da un anima perduta. Una vecchia con passo incerto si avvicinava lentamente a quel tavolo. L’uomo vestito con un lungo cappotto nero puntò una pistola contro quella vecchia, ma poiché non rappresentava una reale minaccia abbassò il suo strumento di morte. La rimise nella giacca, chinando lo sguardo cercando un perdono lontano. Un gatto nero con un balzo saltò sul tavolo, soffiò contro l’uomo e scappò graffiando la vecchia signora alla gamba molto provata dalla guerra. L’uomo alzò lo sguardo – Sta per succedere.- Scostò lo sgabello sul quale era seduto e con passo intorpidito sparì tra la folla, un velo di nuvole copriva la luna, come se fosse una donna imbarazzata. L’uomo chiuse gli occhi stanchi e fra il sussurro degli spettatori si levò quel grido: -Allah è grande.- Sembrava che le persone fossero sparite, tutto taceva, non c’era suono neanche della natura, improvvisamente dal mare si alzò il canto delle sirene che ammaliano i sensi e stregano la vista, mentre dalla luna lungo le guance del vecchio sembrava piovere le lacrime sanguinanti del Cristo.
Che Jonathan Machì riesca a sorprendere non è una cosa nuova per me, la sua penna penetra in anfratti e nascondigli, porta alla luce quadri e realtà visive che ben sa orchestrare con la penna come una bacchetta magica. Bravo!!!
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Bravo Jonathan, hai fatto passi da gigante in tutti i sensi e ne devi essere orgoglioso. I tuoi due racconti mi sono piaciuti molto perché ci porti sempre in mondi da scoprire.
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