di Gabriella Torretti
Avanti e indietro
Camminare, in fondo si tratta solo di camminare. Tu sei brava a camminare. Hai un ‘andatura armoniosa, i piedi si muovono con eleganza, le gambe sono scattanti, il busto eretto, le braccia con lieve dondolio, accompagnano il tuo modo di andare. È un piacere vederti camminare e tu cammini, avanti e indietro, allo scopo di piacere. Uno, due, tre… al quinto albero ti volti e torni indietro.
Peccato, potresti andare avanti per chilometri, forse non con questi tacchi così alti, non con questa gonna troppo stretta. Ma potresti. Sei abituata a camminare. Scalza, soprattutto, sul sentiero umido al mattino, infuocato al ritorno. La sorgente era lontana dal villaggio. Camminavi cantando per farti compagnia, un passo dietro l’altro con la brocca in equilibrio sulla testa, il lungo collo irrigidito, i fianchi ondeggianti. Ogni giorno nella luce abbagliante del sole, per quanti giorni?
Ora sei una creatura del buio. Avanti e indietro ogni notte alla luce incerta dei lampioni, per quante notti?
Gli spiriti delle tenebre non ti sono mai stati propizi.
Eppure tutto ebbe inizio una notte di febbraio, tre anni fa.
Uscisti di casa senza dire niente e senza un bagaglio; semplicemente ti incamminasti, insieme ad altri fantasmi, su sentieri di montagna, determinata a bruciare la frontiera, attraversare il deserto, raggiungere un approdo sul mare e da lì la libertà.
Camminasti come sapevi fare, per otto giorni mangiando biscotti secchi e bevendo le tue urine. Giorni angosciosi di sete e di fame, un passo dopo l’altro, sotto il sole impietoso. Sulla pista piccole composizioni di pietra, le tante sepolture dei viaggiatori periti in cammino. Non potevi fermarti. Anche ferma, se non bevi, un po’ muori: al corpo, agli occhi succedono cose strane. E allora cammini, sotto un cielo viola, tra incredibili dune dorate. Se scegli di andare sai di non tornare. Chi fugge può solo andare avanti, il ritorno è precluso.
Tornare. Adesso vorresti tornare.
Eppure avevi visto le foto sorridenti di chi era partito. Come erano cambiati! Parlavano di cibo, vestiti, giocattoli. Nessuno parlava di questo viale. Nessuno ti aveva detto che per te ci sarebbe stato solo questo camminare, avanti e indietro, prima di venderti anche l’anima.
È il racconto di una donna che si mette in cammino per ottenere una vita degna di essere vissuta: una galleria di immagini intense che narrano di una pantera selvaggia alla ricerca di libertà e dignità, ma che finisce in gabbia a soddisfare gli appetiti sporchi del nostro mondo civilizzato. Il cammino si trasforma in un andirivieni monotono e devastante: un’infamia che si ripete ogni notte, tra gli alberi di un viale e che costituisce una colpa incancellabile per tutti noi.
La brevità di questo racconto è uno dei suoi numerosi pregi: è forte, vigoroso, spietato, pieno di concretezza e sensibilità. Un piccolo gioiello.
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Un racconto asciutto e di grande impatto emotivo, una denuncia struggente e dura
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bellissima descrizione della felinita’ di questa donna, rende benissimo il suo essere libera ed in cerca di liberta’ e/o condizioni migliori. Aime’ non sempre finisce cosi’ e le creature piu’ belle finiscono per essere le piu’ appetite anche da chi ne vede solo una fonte di guadagno
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